Le fate poetiche: febbraio 2008

sabato 23 febbraio 2008

Storie naturali


Io mi chiamo…
Io mi chiamo Ciottolotto e sono una pietra tonda, liscia, grigiastra e non molto grande. Mi trovo tra le radici di una grossa quercia al centro di una radura dove passa anche un fiumiciattolo dai fondali bassi e dall’ acqua cristallina che scorre proprio davanti a noi. Il mio migliore amico si chiama Cric ed è la radice alla mia destra, ogni giorno facciamo lunghe chiacchierate, a volte litighiamo ma poi facciamo subito pace. Cric si chiama così per via del rumore che fa quando viene calpestato, il che avviene molto spesso.
La mia vita può sembrare noiosa , invece è molto movimentata. Tutti i giorni vedo un sacco di cose interessanti: ogni mattina Trillo, lo scoiattolo, viene da me e da Cric per riferirci tutte le notizie fresche-fresche del bosco e poi ci inabissiamo in lunghe chiacchierate dalle quali torniamo a galla solo dopo un’ ora. Quando Trillo va via io e Cric cominciamo ad osservare tutte le creature che passano per la radura in attesa del momento più divertente della giornata: lo scherzo quotidiano che facciamo a Tota, la volpe. Lei è diversa dalle altre volpi perché non è furba ,ma ingenua e stupida, anche se lei crede di essere molto intelligente ed astuta come le altre e quindi il più delle volte è di un presuntuoso che fa quasi rabbia.
Lo scherzo consiste nel far cadere Tota nel fiume grazie ad uno sgambetto di Cric. Il bello è che Tota non si rende conto che è lui a farglielo, continua a passare a portata di radice, ed ogni giorno esce dalla radura tutta bagnata.
Per concludere la giornata io e Cric ammiriamo estasiati il cielo tinto di rosso da un sole gigante che va a morire dietro le colline: siamo proprio due romanticoni!
Bibi

Il sassolino Rocky
Io mi chiamo Rocky sono un sassolino e, come la maggior parte dei sassolini, sono grigio e molto sporco (è da tanto che qualche bambino non mi lancia in una fontana), per ora sono dentro Villa Torlonia, prima ad esempio sono stato a Villa Massimo, Villa Paganini ecc. perché molti ragazzini mi usano come arma (con la fionda o mi lanciano semplicemente con le mani) oppure mi prendono a calci, o mi infilano dentro le tasche e, ovviamente, essendo qualcuna bucata, io scivolo per terra e mi ritrovo in un altro posto.
Quando ero a villa Massimo mi divertivo un mondo perché andavo sempre sulle giostre anche se a volte finivo dentro una di quelle tazzone che girano e mi veniva da vomitare, alcune volte invece mi ritrovavo nella sala giochi a vedere le corse delle Ferrari (adoro le Ferrari specialmente quelle rosse) oppure a giocare a pin-ball. Di Villa Paganini non ricordo molto, solo che finivo sempre sulle fionde e arrivavo ad una velocità che per me era altissima (dato che sono un sasso), o altre volte per poco non finivo sotto uno skate o una bici.
Ora invece sono qua e ci sono giornate in cui mi diverto tantissimo poiché (come al solito finisco dentro delle tasche) vado sullo scivolo e sull’ altalena, altre volte ci sono giornate deprimenti e mi annoio da morire perché ormai ho visitato tutto: la casina delle civette, il casino dei principi, il casino nobile, tutte le varie fontanelle, conosco tutti gli angoli, tutto di tutta la villa, infatti mi meraviglio pure io perché è da tanto che non vengo trasferito in un’ altra villa…. Ma…ma cosa succede?!? Ah mi stanno raccogliendo di nuovo… però ora sto uscendo dalla villa… ora spero di finire in un’ altra villa e non di finire su un marciapiede… quando saprò in quale villa sarò gettato vi racconterò…
Black95

Nina la stella marina
Io mi chiamo Nina, sono una stella marina.
La mia giovinezza è stata molto movimentata e non la posso definire monotona!
Il mio habitat naturale è ancora oggi il Mar Mediterraneo, solo che adesso mi trovo posizionata su un caminetto di una casa che si affaccia sul mare!
Nella mia dolce e tenera età, quando ero ancora una piccola stellina, mi trovavo nel mare dove l’acqua non era molto profonda. Mi trovavo precisamente in Egitto.
Un giorno però il mio piccolo e grazioso corpo, se si può definire così, venne preso da una manina.
Ricordo ancora quel giorno! Era una mattina d’agosto e alcuni bagnanti facevano di tutto per immergersi nell’acqua. Le persone che si immergevano nel mare non facevano altro che calpestarmi.
Ma ad un certo punto una la manina di un bambino mi prese e mi portò sul bagnasciuga.
Il bambino era svedese e l’avevo riconosciuto dalla lingua che parlava e dal colore dei capelli.
Aveva anche un fratello più grande, che lo aiutava a costruire castelli di sabbia.
Quei castelli erano davvero molto graziosi e mi sarebbe piaciuto abitarci dentro, solo che io in quell’abile costruzione ero servita solo come elemento di decorazione! I due fratelli giocarono con me per ben tre giorni e alla fine mi abbandonarono, lasciandomi su una parete del castello di sabbia.
Rimasi in quella posizione per pochi giorni perché qualche giorno dopo venni scaraventata a terra dalla pioggia e dal vento incessante. Mi trovavo proprio tra la sabbia asciutta e quella bagnata.
Restai su quella spiaggia per un anno intero e l’anno seguente una dolce mano delicata mi raccolse. Non avevo mai sentito una mano così vellutata.
Era la mano di un bambino italiano. Il bambino mi prese e mi ripose nella sua valigia. Eravamo ormai pronti per il viaggio verso l’Italia.
Non avevo avuto modo di conoscere bene l’Italia.
Viaggiammo in aereo e sinceramente non mi sentivo per niente bene!
Dopo esser arrivati nella casa del bambino, quest’ultimo disfò la valigia e mi sistemò sul caminetto, il luogo nel quale mi trovo ancora oggi.
Il caminetto si trova davanti al balcone che si affaccia sul mare.
Nel vedere il mare così lontano mi viene nostalgia per molti motivi.
Il primo è che sento il mio corpo secco e il secondo è che in questo preciso instante vorrei solo trovarmi sulla mia adorata spiaggia.
Visto da qui il mare è solo un sogno e un desiderio irrealizzabile!
Però trovarmi qui è anche molto bello perché riesco ad ascoltare i discorsi delle persone.
Ogni tanto qualcuno accende la televisione e riesco a seguire dei documentari molto interessanti trattanti la vita marina.
Io vivo in questa casa da ben dieci anni e ho visto crescere il bambino che mi raccolse dal bagnasciuga e che mi portò con lui. Ormai è un uomo!
Il tempo passa e io rimango qui notte e giorno ad ammirare la mia vita: il mare!
Ermia95

Mela verde & Banana Co.
Supermercato. Luogo pieno di gente, di caos, di rumori. Gente che parla, che ride, gente mogia mogia e gente indecisa se prendere i cereali al cioccolato o quelli alla vaniglia. Tutti immersi nelle loro spese e nei loro pensieri, nessuno si accorge che in fondo al reparto della frutta, vicino alle cassette delle arance, ci sono una mela verde e una banana che chiacchierano allegramente su Hollywood e sul gossip. La mela verde chiacchiera a voce sommessa ed è intenta a calmare l’eccitazione della banana che racconta vivacemente la storia della sua vita, da quando è stata raccolta fino a quando l’ hanno riposta nella cassetta delle banane e momentaneamente si aggiusta il ciuffo castano. La mela verde rivela alla banana che il suo sogno nel cassetto è diventare la mascotte di una famosa marca di mele verdi. Non c’ è molto da dire sulla mela verde, è una piccola mela di colore verde chiaro senza nessuna macchiolina marrone ed un piccolo picciolo in cima. La sua famiglia è stata trasferita in vari supermercati di Roma, forse è per questo che è molto riservata e schiva ma se qualcuno la conosce meglio trova sotto la buccia dura una dolce polpa. La banana è un frutto piuttosto allegro e vivace, lo si nota dal colorito giallo acceso e dal ciuffo castano che si aggiusta continuamente. E’ stata raccolta in Brasile ed è stata importata in Italia da qualche mese ma conosce già bene gli acquirenti italiani e i loro gusti. Quando un suo amico è in difficoltà lei non aspetta due secondi ad aiutarlo. La banana da quell’anima semplice che è, dice che non è tanto difficile diventare una mascotte e convince la mela a lucidarsi tutta la buccia e a curarsi il picciolo perché presto sarebbe arrivato un talent scout pronto a portarla in uno studio televisivo. La mela verde si fa tutta bella e intanto la banana sguscia fuori dalla cassetta e va a cercare un talent scout nei meandri del supermercato. Per sua fortuna, la banana trova quasi subito il talent scout e, dondolandosi davanti a lui, attira la sua attenzione. La banana dondola fino alla cassetta delle mele e il talent scout, che l’ ha seguita per tutto il tempo, rimane abbagliato dalla bellezza della mela e la compra insieme alla banana. La mela verde e la banana hanno un gran successo nel mondo dello spettacolo e, se trovate in giro una limousine verde e gialla, sappiate che quella limousine appartiene alla Mela verde & Banana Co.
The Phoenix

una nuova vita per Fit
Io mi chiamo Fit, sono un piccolo sasso. Fino a qualche tempo fa vivevo vicino alla riva di un lago, davvero un bel posto per viverci, sino a quando però non costruirono un centro turistico balneare.
Da quel giorno tutto cambiò, ero preso dalla mattina alla sera da ragazzini che con una fionda mi lanciavano addosso a Fred, un albero mio amico. Alla fine della giornata stavamo male tutti e due, io per il mal di testa, lui per le contusioni che involontariamente io stesso gli procuravo; tutto ciò andò avanti per un paio di mesi, sino a quando una mattina, poco prima delle sei, proprio quando il sole stava sorgendo, un ragazzo mattutino mi gettò nel lago: all’inizio ebbi una fifa cane, ma poi quando sfiorai l’acqua mi sentii volare, era una sensazione bellissima rimbalzare leggero sull’acqua, sino a quando non andai a sbattere sull’unico scoglio del lago. Appena lo colpii mi disse:
“Coma va, Fit?”
“Bene, Bob, grazie!”
Poi scivolai nuovamente nel lago, dentro l’acqua, e mi ritrovai in un mondo tutto diverso e, cosa più bella, c’era una gran calma, la mia adorata calma che mi mancava così tanto da alcune settimane! C’erano tantissime forme di vita, diverse da quelle che conoscevo lassù, sulla terra ferma: i pesci, i gamberetti d’acqua dolce, le alghe, e altre ancora, ognuna con un colore diverso, era davvero uno spettacolo magnifico. Poi mi accorsi che proprio sotto di me c’erano dei sassi, proprio uguali a me, e tra questi riconobbi il mio vecchio amico Gino: fu bellissimo incontrarsi di nuovo dopo tanto tempo, quando scomparve nell’acqua pensavo non lo avrei mai più rivisto. Gino mi raccontò che, durante un giorno di tempesta, un’onda lo aveva preso mentre lui se ne stava tranquillo in riva al lago, per portarlo poi giù in fondo. La cosa più bella, mi spiegò Gino, era che in quel posto non c’erano uomini e che quindi noi eravamo liberi, liberi! Quella notte ci fu una grande festa, i pesci ballavano, i gamberi suonavano, e noi sassi facevamo il karaoke mentre tenevamo il ritmo.
La mattina dopo ci svegliammo tutti tardi e, appena aperti gli occhi, ci ritrovammo sopra la testa una cosa gigantesca, da cui scesero due strane creature dalle zampe palmate e che sulla schiena portavano degli strani aggeggi cilindrici; gli occhi erano ricoperti da strani occhiali particolarmente spessi. Noi cercammo tutti di scappare, ognuno come poteva, ma fu inutile, quelle strane creature – che si rivelarono poi essere umani travestiti – con delle retine presero molti pesci e gamberi per poi tornare in superficie e andarsene con quella strana cosa.
Da quel giorno capii che l’uomo, purtroppo, si trova ovunque: acqua, terra, e anche cielo! E così pensai che forse avrei dovuto sotterrarmi, proprio come mio cugino Fat!
Ibra95

La storia di Pino
Io mi chiamo Pino, e sono un albero. Abitavo in questo bosco da circa dieci anni. Le mie giornate erano tutte uguali, tutte in piena solitudine. Il bosco dove alloggiavo si affacciava su una collina deserta, le uniche creature viventi che vedevo di tanto in tanto erano uccelli, scoiattoli e cervi. Sempre e solo.
Ma un giorno, da dietro la collina, comparve una grande cosa gialla con quattro cose nere che giravano e la facevano muovere. Il Fico, mio cugino, mi disse che si trattava di un “camion”. Una volta a pochi metri da me quel coso si aprì, e da dentro di lui uscirono due creature molto bizzarre: camminavano eretti su due zampe e non avevano peli a parte che sulla cima della testa. Addosso portavano dei pezzi di stoffa colorati.
- Hai visto? Sono umani e quella roba che portano addosso li chiamano vestiti. Sono una specie poco evoluta e senza cervello. Stanno rovinando il mondo. Adesso ci ammazzeranno e chi lo sa cosa diventeremo.-
Come aveva previsto il mio saggio nonno un umano prese uno strumento letale e mi ammazzò. A quel punto mi addormentai.
Quando mi svegliai mi ritrovai insieme ad alcuni dei miei fratelli e cugini nel camion che prima avevo visto. Mio nonno non c’era, evidentemente l’avevano considerato troppo grande per entrare in questo camion.
Mi portarono in un posto strano, mi tolsero tutte le foglie poi mi tritarono, lavarono e mi fecero passare in una griglia di metallo. Ne uscì uno strato enorme, leggero e bianco. Come se non bastasse quello che mi avevano già fatto, mi disegnarono dei quadretti sulla pelle, mi tagliarono, piegarono e spillarono. Poi mi misero di nuovo sul camion e mi portarono in una cartoleria. Due giorni dopo un piccolo uomo mi prese, dando in cambio alla proprietaria della cartoleria delle cose tonde di metallo.
Tutti i giorni mi portava in un posto dove c’erano tanti piccoli uomini seduti su dei tavoli (riconobbi tra questi mio fratello, Abete, che abitava nel mio stesso bosco) e poi c’era un uomo grande che spiegava loro la matematica, le scienze, la letteratura, la storia, la geografia... Ogni volta che questa persona parlava, il mio proprietario mi tagliava la pelle con un affare che tutti chiamano penna. Una volta che mi trafisse del tutto, avanti, dietro, sopra e sotto mi lasciò cadere in un grande recipiente verde. Un camion mi venne a prendere e, ahimé, mi portò in una discarica dove mi bruciarono.
Isola95