Le fate poetiche: novembre 2008

venerdì 21 novembre 2008

Le proteste contro la riforma di Mariastella



Nessuno, o quasi, è d’accordo con i provvedimenti presi dal Governo per la scuola: fondi delle scuole e delle università tagliati, maestro unico alle elementari e quindi molti insegnanti si troveranno senza lavoro, la proposta di creare le classi “ghetto” per i ragazzi stranieri. Invece, secondo me, i ragazzi che non parlano la nostra lingua, bisogna inserirli nelle classi con i ragazzi italiani per fargli apprendere più velocemente l’ italiano. Per questi motivi sono in corso molte manifestazioni in tantissime piazze, ma sembra che non interessino al ministro Gelmini.
Infatti il ministro ha usato il decreto legge come mezzo per applicare le varie riforme; di solito un decreto legge viene usato in situazioni di emergenza, come ad esempio un terremoto.
Non mi sembra che la riforma della scuola sia da paragonare ad una catastrofe naturale, infatti il decreto legge dopo 60 giorni, se non viene confermato, viene abolito, ma chiaramente i parlamentari hanno votato per applicare questo decreto legge. Quindi le ragioni di questa frettolosa riforma sono evidentemente altre. Si può pensare che sia un altro tentativo di mascherare i tagli alla spesa pubblica.
Le riforme, in particolare quella sua scuola, devono essere fatte ascoltando tutti, compresi i partiti che non fanno parte della maggioranza.
Questo perché la scuola appartiene a tutti, e tutti devono partecipare a riforme che ricadono sui giovani e poi dicono che noi rappresentiamo il futuro.
Durante le manifestazioni il ministro neanche li ha voluti incontrare i giovani, è rimasta chiusa nel palazzo con i suoi occhialini colorati, un paio per ogni vestito.
Speriamo che le manifestazioni continuino e facciano riflettere il ministro, perché modifichi radicalmente il suo decreto e che venga fatta una legge decente sulla scuola.

Black95



I telegiornali e i quotidiani fino a pochi giorni fa parlavano prevalentemente delle proteste contro la riforma Gelmini.
La riforma comprendeva tutto il comparto scuola: alunni, professori e bidelli.
È stata una cosa molto contestata perché ha ridotto i fondi alle scuole e diminuito l’orario settimanale.
Moltissimi studenti in tutta Italia hanno protestato, occupando varie scuole superiori.
Nei cortei ci sono stati feriti e sono dovute intervenire le forze dell’ordine.
La riforma comprendeva anche le cosiddette “classi-ponte”: cioè classi formate esclusivamente da alunni stranieri; questa è una cosa che non condivido affatto perché con dei ragazzi stranieri in classe si possono fare moltissime nuove esperienze e si possono conoscere le usanze dei vari Paesi.
Inoltre sono stati previsti meno fondi alle università per la ricerca scientifica; gli studenti quindi non avranno le apparecchiature adatte per il loro studio.
Molte università chiuderanno e in quelle aperte ci sarà una maggiore concentrazione di persone.
Nei paesi più piccoli verranno chiuse molte scuole e questo sarà fonte di disagio perché in quei paesi i ragazzi saranno costretti a frequentare scuole più lontane.
Sono stato molto colpito dalle reazioni delle categorie interessate ma soprattutto dalla completa indifferenza che dimostrato il ministro di fronte alle varie manifestazioni di protesta.
Spero che con il passar del tempo si possa modificare questo decreto perché il diritto allo studio è fondamentale e riguarda il futuro di tutti noi alunni.

Leo <95>



“Ebbene siamo arrivati alla frutta!” citazione di mia madre.
“E anche più giù.” Citazione della mia prof.
Infatti è così, siamo proprio arrivati alla frutta; secondo me, questi politici non sanno più che pesci pigliare. Abbiamo sempre rinfacciato loro che dovevano fare dei cambiamenti ma con questo non intendevamo che dovevano segarci da sotto le gambe di sedie e banchi! Con questa frase intendo dire che stanno togliendo i fondi alle scuole e non possiamo permetterlo; inoltre stanno apportando molti “cambiamenti” perlopiù assurdi. Francamente, penso che mettere i voti invece che i giudizi alle scuole medie non sia una cosa sbagliata ma non si può rendere la scuola media una specie di liceo, come succede nelle altre scuole europee. Vogliono mettere il maestro unico alle elementari, che affronta da solo tutte le materie, incluse inglese, musica e anche ginnastica. ( in realtà il metodo di insegnamento delle nostre elementari è apprezzato e studiato in molti Paesi. ) Non si può dire che togliendo i corsi sperimentali ai licei si migliora la qualità dell’ istruzione perché alla fine diventa più difficile scegliere per il proprio futuro, io, ad esempio, non trovo un liceo classico sperimentale, perché i corsi sperimentali probabilmente verranno tagliati e quindi non saranno più classici sperimentali! Questo mi sembra più che un cambiamento un ritorno al passato! La prof.ssa di lettere ci ripete sempre che non esiste futuro senza passato, che la storia va avanti e questo lo penso anch’io. Non possiamo fare dei cambiamenti se non teniamo conto del passato per non ripetere gli errori commessi. Che futuro immagina il governo per i nostri studenti che non sono tutti somari! I migliori sono costretti ad andare all’ estero per avere un lavoro qualificato. ( in Italia il lavoro si trova solo se sei raccomandato! ) Un sacco di ragazzi sono scesi in piazza con striscioni , megafoni, slogan, urlando, inneggiando, insomma hanno provato di tutto ma il decreto Gelmini alla fine è stato approvato. Voglio comunque protestare, lo vogliono tutti, non solo studenti ma anche insegnanti, non solo insegnanti ma anche genitori e parenti, così faremo capire al ministro Gelmini che questi cambiamenti sono inutili per la società! Praticamente, ci stanno togliendo la libertà e la possibilità di scelta e il ministro non se ne accorge, per lei gli studenti sono solo dei bimbi con sogni irrealizzabili che non sanno che cosa è bene per loro, mi sa che è lei non sa che cosa è giusto per noi.

The Phoenix




Il decreto Gelmini prende nome dal nuovo ministro dell'istruzione e prevede più che una riorganizzazione delle spese un taglio degli investimenti per la scuola. Mentre il sistema scolastico dovrebbe essere il comparto che dovrebbe avere più finanziamenti, si ritrova invece ad essere il più penalizzato per ripagare i debiti dello stato. La scuola è il luogo dove i giovani dovrebbero essere preparati ad affrontare la vita. In questi ultimi anni l’istruzione pubblica si è sviluppata per aiutare tutti, compresi i portatori di handicap, gli stranieri, i disadattati e gli svantaggiati. In questo modo si è formato un sistema scolastico nella scuola primaria che viene preso come modello nel resto del mondo. Purtroppo non è così nella scuola superiore, deve, a causa della mancanza di una vera e propria riforma scolastica, si registra il più alto tasso di insuccesso scolastico, di violenza e di abbandono. Questa situazione richiederebbe dei cambiamenti non solo nella scuola ma anche nella società. Il decreto Gelmini invece, sta creando una scuola che penalizza il sistema delle primarie che avevano raggiunto i livelli più alti del mondo e trasforma, con i tagli agli investimenti, una scuola superiore che impedirà ai giovani di essere formati perché chi avrà i soldi potrà permettersi le scuole private e l'università mentre i più poveri saranno sempre più poveri, e non avendo i soldi per pagarsi l'istruzione, rimarranno precari a vita e sempre più emarginati.

Benny

martedì 18 novembre 2008

Un operaio dell' Ottocento riflette


Solita notte all’osteria, sono in fila al bancone per prendere un boccale di birra e intanto, sul tavolo, degli ubriachi fanno battute senza senso, che luogo squallido; anzi è proprio la mia vita a essere squallida: sveglia alle cinque del mattino, si entra in fabbrica. Uomini donne e bambini lasciano gli enormi stanzoni odoranti di letame per raggiungere il posto di lavoro. Dopo di che inizia il solito massacrante turno, fino alla sera a muovere i macchinari con uno stipendio penoso e nessuna garanzia infatti proprio oggi il ragazzino che dormiva a fianco a me è stato fatto sgomberare perché si era troncato un braccio in una macchina. Non sono solo triste ma anche arrabbiato pensando alla mia vita in confronto a quella di un borghese, piena di lussi e comodità: sveglia seguita da una passeggiata mattutina, poi il pomeriggio invitano altri borghesi a casa per un tè e la sera ricevimenti lussuosi. Per non parlare dei loro figli straviziati con ogni giocattolo esistente e poi, appena hanno l’età giusta, vengono spediti in collegio, che loro considerano un inferno invece un posto in collegio era uno dei più grandi sogni per il ragazzino che oggi ha perso un braccio.
È facile per loro catalogarci come bestie, ubriaconi, scansafatiche e con altre offese, senza essere mai entrati in una fabbrica.
C’è chi considera l’alta borghesia composta da esseri superiori fuori dalla nostra portata.
Non sono gli abiti sfavillanti o essere invitato ai numerosissimi ricevimenti a fare qualcuno più umano di qualcun altro che passa la giornata a rompersi le ossa in fabbrica tutto il giorno, con il rischio di infezioni dovute allo sporco
I borghesi potranno dire ciò che vogliono ma io non mi sento inferiore
Thik95

giovedì 13 novembre 2008

Vita da borghesi e vita da operai nell' Ottocento


La vita nell’'800 cambiava secondo la classe sociale di cui si faceva parte. In quel periodo la classe dirigente in quasi tutta Europa era la borghesia. In ogni Paese il numero delle persone che facevano parte di questa classe era diverso e variava anche il peso del potere. La parola "borghese" voleva dire "denaro". Infatti, per diventare un borghese si dovevano possedere delle ricchezze. Naturalmente egli poteva essere nato in una famiglia umile: ad esempio un artigiano che si era trasformato in industriale. Ma i borghesi si vergognavano molto di questo aspetto della loro vita e, infatti, appena ricchi ,la loro unica preoccupazione era quella di far dimenticare le loro origini. Spesso accadeva che un membro di una ricca famiglia borghese, per ricevere un titolo nobiliare, si sposasse con un membro di una famiglia nobile che aveva delle difficoltà economiche. Questa classe sociale era divisa in:
Alta borghesia come banchieri e industriali, Media borghesia come medici, avvocati e notai e poi veniva la Bassa borghesia formata da piccoli commercianti e impiegati che con molta fatica riuscivano a condurre una vita prestigiosa. Le diverse categorie si somigliavano molto poiché avevano un modello di vita in comune. L'alta borghesia imitava la nobiltà così la media riprendeva a modello l'alta, mentre la piccola seguiva la media. Le famiglie borghesi ,anche se non benestanti, conducevano una vita all'apparenza decorosa, anche se dovevano fare molti sacrifici. L'autorità assoluta era il padre che con il suo lavoro manteneva tutta la famiglia e per questo era rispettato. La moglie non lavorava ma aveva il compito di organizzare la casa e dirigere il lavoro della servitù. I figli erano trattati con severità, infatti, essi non potevano mangiare a tavola con i genitori ed erano ammessi solo durante giorni speciali come compleanni e ricevimenti ma erano obbligati a tacere. Per allontanarli dalle cattive influenze i padri mandavano i propri figli in collegi oppure chiamavano un insegnante privato. Tutto questo perché i figli dovevano rispecchiare quello che erano loro e dovevano continuare la professione del padre e se possibile aumentare le ricchezze della famiglia. A metà dell’'800 i borghesi s’interessavano sempre di più alla letteratura, all'arte e alla musica. Diffusa era la lettura naturalmente nei limiti dell'analfabetismo. I giornali divennero un modo si svagarsi molto diffuso a quei tempi. La musica e il teatro non erano da meno. Tutte le sere i teatri erano affollati. Molto popolare era il melodramma, anche se era famosa la moda del Café Chantant che si diffuse in Italia. L'alta borghesia viveva in palazzi ampi e lussuosi. Il palazzo era diviso in piani: al piano terra abitava il custode; la famiglia abitava al primo piano mentre il secondo era occupato dai parenti meno stretti o dai più poveri, come le "monache di casa" cioè le sorelle o le zie rimaste nubili. Al terzo piano o nelle soffitte c'era la servitù. Nel cortile si trovavano i forni, le lavanderie, le dispense ma anche le scuderie dei cavalli. Molte famiglie borghesi, per imitare la nobiltà che si era trasferita nelle campagne, acquistarono delle terre nelle quali andava ad abitare durante i mesi estivi. Nel corso dell’'800 l'arredamento mutò radicalmente. Durante l'epoca napoleonica c'era il così detto "stile impero": i mobili avevano delle linee dritte e degli angoli retti con decorazioni di bronzo. Usavano tavoli rotondi e grandi specchi. Poi dalla seconda metà dell’'800 si diffuse lo stile " Luigi Filippo" molto fastoso; tappezzerie, tende e rivestimenti in seta. Si sparse anche l'uso di "tenere salotto" cioè di invitare persone per chiacchierare o discutere di argomenti culturali. I ricchi amavano i balli ei banchetti. I balli erano un’occasione per trovare un uomo e sposarsi. In questo periodo tutti cominciarono a frequentare i ristoranti. L'abbigliamento era un altro aspetto importante della vita borghese. L'uomo aveva i capelli folti e ondulati. Indossava calzoni lunghi molto aderenti e una specie di cappotto largo in fondo e stretto in vita. Molto importante era il gilet. Le donne portavano una sottogonna che era allargata da una serie di cerchi che partivano dalla vita e scendevano fino a terra. Cambiavano vestito 3-4 volte al giorno,ce n’era uno per la passeggiata mattutina, uno per il pomeriggio, un altro per il ballo, per il ricevimento, per il viaggio ecc.
La vita degli operai era ben diversa da quella della borghesia. Questo tipo di vita era assai duro poiché i contadini nelle campagne e gli operai In città lavoravano moltissime ore al giorno. I salari erano così bassi da non riuscire a mantenere la propria famiglia. A causa di questo lavoro così alienante gli operai si rifugiavano nell'alcool, per essi era l’unico svago. Le case che gli operai avevano, erano abitazioni a due piani con una piccola cucina che si affacciava su un cortile e una camera da letto dove dormivano tutti insieme. In genere queste piccole abitazioni venivano costruite vicino alle fabbriche, tutto questo per una minima comodità. All’inizio le case operaie non avevano acqua e fognature. Nel quartiere c’era un piccola fontanella dove si poteva prendere dell’acqua, ma la fila era lunghissima anche di notte. Per quanto riguarda le fognature, in legno, si doveva pagare. Di solito le famiglie di questa classe sociale mangiavano: patate o trippa. Gli uomini che non erano sposati affittavano un letto in delle grandi stanze, dove dormivano tutti insieme. I figli degli operai oppure i bambini abbandonati, lavoravano già da piccoli nelle fabbriche. Non avevano diritto a nessuna istruzione. Naturalmente i bambini venivano pagati molto meno degli uomini e delle donne. A loro spettavano lavori come infilarsi nelle più strette stradine delle miniere. Lavoravano dalle cinque del mattino fino alle sette di sera. Spesso i bambini si ammalavano a causa di questi ambienti così malsani.
Kikka


Le vite dei borghesi e degli operai erano del tutto diverse durante la Prima rivoluzione industriale.
I borghesi vivevano in lussuose palazzine provviste di tutti i confort, come ad esempio l’acqua corrente, il gabinetto ad acqua e il gas, fondamentale per l’illuminazione, per il riscaldamento e per cucinare. Le persone che godevano di questi privilegi erano poche, perché la maggior parte della popolazione era formata da persone umili e povere, che, siccome non avevano molto denaro, mandavano a lavorare anche i propri figli. L’istruzione era riservata solo ai figli dei borghesi e, spesso, i bambini o venivano mandati nei collegi oppure venivano assunti degli istitutori privati. Il collegio però era l’unico modo per allontanare i figli dalle persone povere della strada.
I figli degli operai invece andavano a lavorare in fabbrica già all’età di sei anni. Nelle miniere molti bambini erano impiegati nei lavori, perché i loro corpi, per la maggior parte esili, riuscivano a passare tra gli stretti cunicoli.
In più gli operai vivevano in quartieri malfamati, molto vicini alle industrie. Abitavano in casupole a due piani ed erano anche in affitto. Le abitazioni possedevano una piccola cucina, un cortile comunicante con altri cortili dei vicini, e una camera da letto al piano superiore, dove dormiva tutto il nucleo familiare.
Gli operai che non avevano una famiglia andavano quasi sempre nei dormitori, dove vi erano grandi stanzoni, nei quali dormivano molte persone. Erano veramente squallidi i dormitori. Non si può immaginare la puzza e il rumore che si poteva udire all’epoca! Tutti i letti erano ammassati tra loro e le condizioni igieniche lasciavano veramente a desiderare.
Nei quartieri operai, quindi, le persone erano oppresse dal loro lavoro, che alla fine non era neanche riconosciuto. Da queste grandi delusioni, le persone cercavano conforto nell’alcol, e così, bevendo, cercavano di dimenticare tutti i loro problemi. Gli operai, dopo aver lavorato, andavano nelle osterie e spesso spendevano tutto quello che avevano guadagnato nella giornata per bere la birra, o altre bevande alcoliche. Le persone che si ubriacavano erano sempre di più e, purtroppo, nelle osterie si scatenavano vere e proprie risse tra i clienti.
Un grandissimo problema dell’epoca, che si verificava tra le due classi sociali era il classismo. Questo atteggiamento lo si può notare anche nell’organizzazione dei viaggi in treno.
Infatti quando nacquero i primi treni, i viaggi dei ricchi erano molto diversi da quelli dei poveri. Le prime comodità vennero introdotte solo nelle prime classi, che erano riservate ai ricchi borghesi. Solo nelle prime classi vi erano le lampade ad olio, i sedili imbottiti e d’inverno gli scaldini per i passeggeri.
Gli operai che dovevano spostarsi in qualche altra città invece viaggiavano negli ultimi vagoni o sul tetto. Negli ultimi vagoni i sedili erano in legno e poi non c’era il riscaldamento. Viaggiare in quel modo era davvero disumano.
Le grandissime differenze tra i due tipi di vita sono sempre state molto evidenti e, siccome nella mentalità borghese prevaleva un grande senso di classismo, gli operai iniziarono a ribellarsi. Nacquero così le società di mutuo soccorso, che erano delle associazioni dei lavoratori, spesso operai, i quali si aiutavano a vicenda davanti alle loro comuni difficoltà.
Ermia 95


La classe dirigente nella prima metà dell’ Ottocento e anche dopo i moti del 1848 era la borghesia. Questa era rappresentata da quelle persone che si erano arricchite lavorando, a differenza dei nobili i quali avevano questo titolo grazie al nome della propria famiglia. I borghesi avevano però il timore di essere ricordati per le loro umili origini e quindi cercavano in tutti i modi di far dimenticare il proprio nome, magari sposando un nobile impoverito e quindi acquistando i titoli del marito o della moglie. La borghesia si divideva in tre gruppi: alta borghesia, media borghesia e piccola borghesia.
L ‘ alta borghesia era composta da industriali, capitalisti e ricchi banchieri.
La media borghesia era composta da professori, commercianti, avvocati, magistrati, medici e notai.
La piccola borghesia era composta da piccoli commercianti e da impiegati.
La maggior preoccupazione dei borghesi ( sia della classe alta che della classe media e piccola) era di mantenere uno stato decoroso e soprattutto di assomigliare alla classe superiore alla propria. La piccola borghesia imitava la media che imitava l’ alta che imitava la nobiltà. In tutte le classi però c’ era lo stesso stile di vita: il padre era la figura principale nella famiglia, perché era la fonte di benessere in casa grazie al lavoro che svolgeva. La madre aveva il compito di saper gestire la casa e la servitù. I figli venivano istruiti e puniti fin da piccoli perché potessero trovare un lavoro decoroso e redditizio o intraprendere la professione del padre. Non venivano ammessi a tavola ma mangiavano da soli con la governante; quando potevano stare a tavola dovevano stare zitti ed ascoltare.
Purtroppo la maggior parte della popolazione non era borghese ma era costituita da operai. La classe operaia o proletariato si creò dopo la prima rivoluzione industriale, perché i contadini si spostarono dalla campagna alla città, e non trovando lavoro, furono condotti nelle fabbriche a lavorare con le prime macchine a vapore. La vita degli operai era miserabile, dovevano lavorare dalle prime luci del giorno fino a che faceva buio e, quando misero le lampade a gas, il lavoro continuò anche per le ore della notte. Quando finivano il lavoro, tornavano in una “casa” formata da un solo stanzone buio e sporco dove si dormiva e si mangiava. Non esistevano bagni, gli operai facevano i loro bisogni dietro casa o per strada e questo portava a numerose epidemie. Il loro lavoro era “alienante” visto che il procedimento per la costruzione di una qualsiasi cosa era a catena di montaggio e quindi l’ operaio faceva e rifaceva uno stesso movimento ma non vedeva, alla fine, il frutto del proprio lavoro. Inoltre se un operaio rimaneva ferito o paralizzato in un incidente in fabbrica, veniva licenziato e naturalmente senza il suo salario da fame era costretto ad elemosinare e mendicare. Questo accadeva anche per le donne che rimanevano incinte e che non riuscivano a lavorare e ad accudire il neonato; peggio ancora se le donne rimanevano incinte fuori dal matrimonio, esse venivano licenziate in tronco e il principale della fabbrica avvisava gli altri direttori che l’ operaia era una poco di buono e la poveretta era davvero costretta a mettersi nelle strade per racimolare qualcosa. Naturalmente anche i bambini, dai 4 – 5 anni in poi incominciavano a lavorare e venivano pagati meno degli uomini e delle donne. Ci sono molte testimonianze di bambini mandati nelle miniere, che nell’ arco della giornata, non vedevano mai la luce del giorno e questo accadeva poi anche per mesi, per i turni cui venivano affidati. Insomma, la vita degli operai era vuota e senza felicità, l’ unico svago di quelle persone era ubriacarsi nelle osterie, infatti in quegli anni nacque il problema dell’ alcolismo che colpì moltissime persone, perfino ragazzi molto giovani. Più tardi nasceranno i sindacati ma gli operai dovranno combattere duramente per i diritti che ancora oggi non gli vengono riconosciuti.
The Phoenix


Nella seconda metà dell’ ‘800 la vita dei borghesi comprendeva denaro, decoro e sfarzo, mentre gli operai erano costretti a lavorare dalla mattina alla sera riuscendo ad arrivare a stento alla paga successiva.
La borghesia si divideva in tre gruppi: alta,media e bassa e ogni categoria imitava quella superiore (l’alta borghesia imitava la nobiltà).
Nella famiglia borghese il padre aveva autorità su qualunque cosa perché, essendo l’unico in famiglia a lavorare, garantiva a tutta la famiglia un tenore di vita molto alto e quindi era rispettato da tutti.
La madre non lavorava ma gestiva il lavoro domestico.
I figli erano educati con severità e nelle famiglie più importanti non era concesso di mangiare al tavolo con gli adulti ma in un tavolo separato con la governante. Potevano mangiare con i genitori solo nelle occasioni speciali come compleanni e feste.
I figli dei borghesi non si dovevano mescolare con i “ragazzi di strada” e venivano istruiti in casa con degli insegnanti privati che dovevano garantire studi tali da far continuare ai figli le attività del padre o comunque avviarne una abbastanza redditizia.
La famiglia operaia era completamente opposta: tutti i componenti lavoravano, anche i bambini molto piccoli.
Lavoravano in fabbrica o in miniera e avevano turni di lavoro massacranti: dall’alba al tramonto.
Il loro salario era misero ed una parte dovevano versarlo per affittare una casa o nei peggiori dei casi uno stanzone condiviso con persone sconosciute.
Gli operai, non avendo soddisfazioni o svaghi, cominciarono a fare uso di bevande alcoliche e di conseguenza aumentarono gli incidenti in fabbrica.
Chi lavorava in miniera era a contatto con sostanze tossiche o poteva morire a causa del gas.
Le case operaie non avevano né acqua né fognatura e occorreva fare file al pozzo mentre a volte c’era un solo gabinetto per tante case.
A causa di queste pessime condizioni igieniche scoppiarono epidemie di colera.
La vita dei borghesi invece era molto sfarzosa: feste, cerimonie e banchetti erano nel quotidiano.
I borghesi amavano la letteratura, la musica e l’arte e andavano sempre più spesso a teatro. I loro abbigliamenti erano ricamati e seguivano una determinata moda; sia per l’uomo, sia per la donna.
Le loro case erano molto grandi, con spazi differenziati tra bambini, padroni di casa e domestiche, a volte c’erano anche due saloni arredati con mobili in legni molto pregiati con tantissime decorazioni.
Al contrario le case degli operai erano molto piccole e buie e, per risparmiare mattoni e spazio, erano costruite l’una attaccata all’altra con un piccolo cortiletto.
In molte case c’era una sola stanza da letto, un fornello e non c’era né il salotto né il bagno.
Nella seconda metà dell’ ‘800 si possono notare le differenze tra le varie classi sociali e paragonarle per capire i disagi della classe operaia e la ricchezza della borghesia.
Leo<95>


Nella seconda metà dell’ 800 la vita degli operai era molto più dura di quella dei contadini nelle campagne.
Gli operai lavoravano 12 ore al giorno e le fabbriche erano buie e sporche quindi era facile prendervi delle malattie. I bambini iniziavano a lavorare a 6 anni e spesso lavoravano nelle miniere perché essendo piccoli si potevano infilare anche nei buchi più piccoli e, tuttavia, ricevevano una paga minore di quella degli adulti.
I quartieri operai erano molto malsani, le case erano una attaccata all’altra per risparmiare mattoni, erano costruite su due piani; nel piano di sotto c’era la cucina e al piano di sopra le stanze da letto. Ogni abitazione aveva un proprio cortiletto nel quale potevano andare a giocare i bambini. In ogni quartiere c’era un solo gabinetto e una sola fontanella nella quale si poteva lavare e bere. Queste erano costruite da società private e quindi per utilizzarle bisognava pagare. Queste società avevano il compito di ripulire i pozzi neri nei quali andavano a finire tutti i liquami e gli scarichi ma quando tardavano a svuotarli, gli scarichi andavano a finire nei cortili delle case operaie deve giocavano i bambini è anche per questo motivo che tanti morivano da piccoli.
Poiché l’unico svago degli operai era quello di ubriacarsi nei bar erano molto frequenti le risse.
La vita borghese era molto diversa da quella operaia, abitavano in palazzi ampi e lussuosi. Al piano terreno c’era la stanza del custode dell’edificio, al primo piano ci abitava la famiglia proprietaria dell’edificio, al secondo piano c’erano i parenti meno stretti o di ceto più basso e al terzo piano e nelle soffitte alloggiava la servitù. Nel cortile c’era il posto per le carrozze e le stalle per i cavalli.
Poiché la vecchia aristocrazia spesso si spostava in un’altra residenza, anche i borghesi si comprarono alloggi fuori dalle città dove trascorrere i mesi estivi. Come a Parigi, anche in Italia si diffuse l’uso di tenere salotto, questo consisteva nell’invitare persone di riguardo nella propria casa e parlare con queste di attualità e cultura.
L’uomo romantico portava i pantaloni lunghi aderenti e un cappotto lungo stretto in vita, in più si diffuse la moda di portare il fiocco sul collo.
La moda femminile era caratterizzata da una sotto gonna che si teneva alzata da una serie di cerchi che si allargavano sempre di più partendo dalla vita. La sera indossavano abiti molto scollati con maniche rigonfie e in più lo strascico. Di giorno invece portavano un cappello o una cuffia, entrambi molto ornati, in mano tenevano un ombrello, un ventaglio o un fazzolettino di trina.
Erano molto frequenti i banchetti ai quali partecipavano tutti gli invitati e si tenevano in case private o in ristoranti. Si diffuse infatti la moda del ristorante che iniziò ad avere molto successo.
I borghesi vivevano decisamente meglio degli operai ma piano piano le cose iniziarono a migliorare anche per questi ultimi.
Giuggi chan