Le fate poetiche: Un sinistro scricchiolio

mercoledì 12 marzo 2008

Un sinistro scricchiolio


Era molto tempo ormai che un misterioso scricchiolio si era impadronito della classe 1^ D.
Era uno scricchiolio molto strano, continuo, faceva brevi pause ma poi ricominciava, si sentiva solo all’ interno della classe…
I ragazzi e gli insegnanti non ne potevano più e uscivano sempre dalla scuola con il mal di testa.
Lucia, una coraggiosa ragazzina di quella classe voleva risolvere il caso e scoprire la misteriosa fonte di quello strano cigolìo.
I giorni passavano ma a Lucia non venivano idee su quale poteva essere la provenienza del rumore tanto odiato. Lei passava le lezioni pensando e ripensando e, per questo, i professori erano costretti a richiamare spesso la sua attenzione.
Era un mercoledì, la primavera ormai era giunta e Lucia era in classe, pensosa.
La professoressa di artistica era intenta a creare un cartellone di Monet insieme agli alunni quando chiese a Lucia, riportandola bruscamente alla realtà, di andare a prendere i colori in un malandato armadio in fondo alla classe. Lucia non fu felice di dover andare a svolgere il suo compito proprio in quell’ armadio perché non ci si avvicinava mai nessuno e già da tempo era oggetto di strane storie che gli giravano intorno.
Riluttante aprì le ante, scansò i cartoncini colorati in cerca dei pennarelli e una spaventosa visione le apparve. Una donna trasparente con una faccia deformata, resa spaventosa dal tempo, una spilla arrugginita, sulla quale si distingueva ancora la scritta “Preside ”, sul petto e delle forbici strette nelle mani raggrinzite, la fissava.
Lucia rimase immobile fino a quando tutta la classe le fu accanto, la professoressa ordinò a alcuni alunni di andare a chiamare bidelli, professori e preside e ad altri di accompagnare Lucia al bagno fino a quando non si fosse sentita meglio.
Quando Lucia tornò trovò l’ intero personale scolastico nella classe ma, poichè era rimasta molto scioccata dal recente avvenimento, si sedette al suo posto, posò la testa sul banco e chiuse gli occhi.
Non seppe mai quanto tempo era passato da quando era tornata dal bagno ma, quando si svegliò, trovò davanti agli occhi uno spettacolo assai insolito: il fantasma fluttuava pacifico per la classe, colorando, ritagliando, incollando e, ogni tanto scambiando qualche parola con la professoressa o con gli alunni.
Quando l’ insegnante si accorse che Lucia era sveglia la rassicurò e cominciò a raccontarle ciò che era accaduto mentre lei dormiva: la preside aveva parlato con il fantasma, che risultò poi essere l’ anima di una vecchia preside. Questa aveva riferito che non voleva fare del male a nessuno ma voleva soltanto uscire da quell’ armadio dove era stata rinchiusa per troppo tempo e per riuscirci aveva tentato di scavare un varco nella parete con quelle forbici. Desiderava tanto essere ancora in mezzo ai ragazzi e poter essere utile a qualcuno, ascoltare quel chiacchiericcio misto a risate spensierate e il rumore delle pagine di libri e quaderni che venivano sfogliati; ma temeva di non essere ben accolta perché… diciamolo…era un po’ diversa.
Non aveva mai voluto lasciare la sua scuola perché lì aveva passato i migliori anni della sua vita: la scuola era stata tutto per lei.
Per fortuna era stata liberata da quella simpatica ragazza.
Da quel giorno Lucia stette molto più attenta alle lezioni e fece anche amicizia con il fantasma.
Bibi

Da un po’ di tempo nella scuola “Dante Alighieri”, precisamente nella I D c’era uno strano scricchiolio… non si sa dove provenisse né cosa provocasse questo rumore molto fastidioso, poiché aveva una regolarità, infatti ogni due secondi si ripeteva.
Alunni e professori avevano eseguito un accurato controllo di ogni angolo dell’ aula di giorno ma gli esiti erano stati negativi.
Non si sapeva che spiegazione dare, anche se bisognava trovarla al più presto, perché gli alunni di quella classe non ce la facevano più a sopportare questo rumore.
Una notte, il signor Antonio, il custode della scuola, stanco di quello scricchiolio, si recò al primo piano, dove c’era la I D. Ispezionò a fondo (armato di torcia) la classe e mentre avanzava verso l’ armadio quello scricchiolio si trasformò piano piano in un lamento, sembrava quasi un singhiozzo… guardò dietro l’armadio e vide un…alieno!! Il signor Antonio per lo spavento sbiancò e anche la mano iniziò a tremargli e di conseguenza la torcia iniziò a vibrare.
Il piccolo alieno era più spaventato da lui e con quei suoi grandi occhioni verdi acqua lo iniziò a fissare tremando (probabilmente durante la visita della terra, l’alieno si era allontanato dalla famiglia perdendosi).
Il custode chiamò subito la polizia che arrivò dopo pochi minuti, appena i poliziotti videro l’alieno non riuscivano credere ai loro occhi ma non perdettero tempo: telefonarono subito ai ricercatori degli ufo. Dopo circa un’ ora quelli arrivarono, portarono l’alieno su un camion e poi lo condussero in una stanza grandissima, lo legarono e iniziarono ad esaminarlo, però ogni tanto il piccolo alieno scompariva dalla loro vista, sembrava scomparso ma in realtà aveva il potere di diventare invisibile: ecco perché di giorno non lo potevano vedere, si rendeva invisibile per paura di essere scoperto e catturato dai terrestri.
Il giorno dopo sui quotidiani a caratteri cubitali, si leggeva: “Alieno trovato dal custode, in un’ aula della scuola Dante Alighieri”. La mattina, Antonio, entrando nell’ atrio della scuola, trovò giornalisti, provenienti da tutto il mondo, che volevano sapere come era avvenuta la scoperta. Antonio, tutto orgoglioso, rispondeva alle loro domande e pensava che aveva contribuito a provare l’esistenza di altre creature nell’Universo e a liberare la I D da quel fastidioso rumore.
Riguardo all’alieno… beh, lui fu imbarcato su una navicella spaziale e ora ancora vaga nello spazio alla ricerca dei suoi genitori.
вℓα¢к_95

Gli alunni della prima D si trovavano in classe tutti seduti in silenzio. Stavano seguendo la lezione di scienze.
La professoressa stava iniziando a spiegare la vita degli animali, precisamente quella degli uccelli e ad un certo punto l’attenzione degli alunni era scomparsa. Si era posata su un rumore che proveniva dalla parte sinistra dell’aula. In quella parte vi erano due finestre e il rumore, probabilmente, proveniva proprio da una di quelle.
Ad un certo punto suonò la campanella: quella della ricreazione! Era ora!
I dieci minuti dell’ intervallo, però, durarono pochissimo e i ragazzini dovettero risedersi subito nei loro posti per poi farsi trovare in ordine dalla professoressa dell’ora successiva.
Gli alunni pensavano solo alla causa di quel rumore e seguivano la professoressa distrattamente. Erano riusciti a capire che il rumore proveniva da una delle due finestre ma al di fuori di queste, secondo loro, non vi era niente e nessuno.
Le due ore passarono, sebbene con lentezza, e finalmente la campanella dell’ultima ora suonò.
I ragazzini della prima D erano stati i primi ad uscire e si fermarono nel cortile ad aspettare i ragazzi della seconda E, che erano più grandi di loro di un anno.
I ragazzi della prima D avevano aspettato i ragazzi della E perché, secondo loro, insieme sarebbero riusciti a risolvere il caso.
I ragazzi insieme si recarono nel luogo sul quale la classe prima D si affacciava.
Iniziarono a circondare l’edificio scolastico, alcuni ragazzi si recarono in un piccolo vialetto davanti alla scuola e si accorsero che sopra una delle due finestre dell’aula della prima D vi era un delizioso nido di uccellini.
Ogni giorno gli uccellini si recavano in un piccolo angolo della finestra sul quale erano presenti alcuni pezzi di merenda e, mentre mangiavano emettevano dei rumori con i loro becchi, simili a scricchiolii.
Dopo aver risolto il caso, i ragazzi iniziarono a giocare con i passerotti accarezzandoli.
Quella parte esterna della scuola era diventata simile alla piazza più importante di Venezia. Tutti i passerotti volavano, erano una decina, e si facevano tutti accarezzare volentieri dagli alunni.
I ragazzi erano riusciti finalmente a risolvere lo strano caso dello scricchiolio, l’unione aveva fatto la forza!
Ermia_95

Era martedì e la professoressa Mariani entrò in 1^ D per la consueta lezione di storia, quando ad un tratto, mentre stava spiegando, sentì uno strano ed insistente rumore che non seppe identificare: per un po’ non ci fece molto caso, poi pensò che fosse la suoneria di un cellulare - ma erano tutti spenti! – o forse un alunno che giochicchiava con le penne - ma erano tutti attenti!
Anche nei giorni seguenti il rumore persisteva e la professoressa si incuriosì sempre di più, senza però riuscire a capire quale fosse il motivo. Allora, oramai in preda ad una feroce curiosità, la prof decise di tornare a scuola di notte, per scoprire la causa di questo strano rumore.
Per la sua missione investigativa la professoressa rimediò una torcia, un passepartout, dei guanti, una grande lente di ingrandimento e soprattutto Watson, un abile cane detective specializzato nel rintracciare rumori e che non si separava mai dal suo berretto alla Sherlock Holmes, identico a quello che indossava la prof. E così una sera questa si recò in punta di piedi nella classe (Watson ovviamente in punta di zampa) e i due udirono subito il rumore. Il cane si lanciò subito verso l’origine del rumore, in fondo alla classe, in un angolo coperto dall’armadio. Qui Watson scovò un ragno mutante sfuggito ad un esperimento della professoressa di scienze; a causa delle mutazioni subite il ragno russava molto rumorosamente, quasi come un orso in letargo: evidentemente trovava le lezioni della professoressa Mariani rilassanti tanto da conciliargli il sonno. La prof all’inizio pensò di schiacciarlo, ma poi considerò che non si era mai visto un ragno che russava in quel modo, e così per il momento decise di lasciarlo lì.
Il giorno dopo mostrò il ragno mutante alla collega di scienze, che lo riconobbe, e insieme stabilirono per il momento di lasciarlo vivere. Rimaneva però il problema del rumore di sottofondo durante le lezioni. Per fortuna una sera, mentre stava per guardare Benigni in televisione, vide la pubblicità di un prodotto contro il russamento; il giorno dopo lo comprò in farmacia e poi lo somministrò al ragno: i risultati ci furono eccome, e così la professoressa rinunciò definitivamente a schiacciare il ragno, il quale da allora continuò a farsi le sue belle dormite, finalmente silenziose!
Ibra95

In una fredda giornata di Dicembre la professoressa Snuph decise di interrogare a sorpresa nella 1D, ma come tutti sospettavano interrogò Filippo Rugeri (un povero ragazzo che veniva interrogato perennemente in scienze) il poveretto andò male come al solito così decise di fargliela pagare una volta per tutte, perciò prese un cacciavite e allentò le viti della lavagna e quando la prof. Snuph si sedette vicino alla cattedra la lavagna le cadde in testa. Chiamarono subito un’ ambulanza ma purtroppo arrivò troppo tardi.
Oggi il fantasma della professoressa Snuph vaga ancora nella scuola mangiando dalla rabbia tutti i gessi che incontra, per questo ci sono dei giorni in cui risuonano nella scuola degli strani cigolii che nessuno sa spiegare.
Minù95

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