Le fate poetiche

giovedì 13 settembre 2007

UNA DOLOROSA TRASFERTA

Un giorno Mauro decise di andare a vedere la sua squadra del cuore, l’Inter, che giocava in trasferta a Roma. Partì quindi con la sua auto, sulla quale aveva attaccato numerosi adesivi della sua squadra.

Mauro, appena arrivato alla biglietteria dello Stadio Olimpico, scoprì dispiaciuto che erano disponibili solo biglietti di Curva Sud, il settore dei più accaniti tifosi romanisti.

Non avendo alternative, Mauro decise di acquistare ugualmente il biglietto, promettendo a se stesso di tenere per sé il suo tifo per l’Inter, così da evitare possibili risse con i tifosi giallorossi. Inoltre, per prudenza ma con grande dispiacere, riportò in macchina sciarpa e bandiera nerazzurra.

Per Mauro fu molto duro seguire la partita, perché l’Inter stava vincendo due a zero grazie ad una doppietta di Crespo, e lui doveva contenere il suo entusiasmo. Ma quando all’Inter fu assegnata una punizione dal limite dell’area di rigore, punizione che Ibrahimovic trasformò in un gol spettacolare, Mauro non ce la fece più e scoppiò a gridare all’unisono con tutti i tifosi interisti. Come se non bastasse, con un gesto istintivo, abbracciò festoso il suo vicino, ignorando che questi altro non era che Er Grugno, il famosissimo e pericolosissimo capo di tutta la tifoseria romanista. All’improvviso nella Curva Sud calò un silenzio di gelo: gli occhi di tutti i tifosi della Roma erano rivolti verso di lui, e certo non erano sguardi benevoli. Alcuni tifosi interisti, che si trovavano nel vicino settore dei Distinti, capirono la sua situazione e lo incitarono a darsela a gambe. Mauro provò a scappare ma fu subito circondato dai romanisti, che, ad un gesto secco di Er Grugno lo sollevarono e lo tennero per un po’ sospeso nel vuoto. Poi Er Grugno abbassò il braccio e i suoi tirapiedi buttarono Mauro giù per le gradinate. Per lui era calata la notte, e a lungo rimase privo di sensi, tanto che non poté neanche ammirare il 4 a 0 segnato da Materazzi a seguito di un calcio d’angolo.

Mauro si risvegliò la mattina dopo, in un letto dell’Ospedale San Giacomo, confuso e dolorante. Il medico di guardia, guardandolo storto, gli disse:

“Lei è stato molto fortunato, e non solo perché con tutto quel volo si è fratturato soltanto un braccio, ma anche perché ieri al Pronto Soccorso ha trovato un medico laziale…Se fossi stato di servizio io….be’, minimo minimo si sarebbe ritrovato un bell’occhio nero…Comunque piacere, io sono il Dr. Totti….”

Quando Mauro potè uscire dall’ospedale, si recò al parcheggio per recuperare la sua auto, ma non trovò che un catorcio carbonizzato, e così dovette tornarsene in treno: mai una trasferta, seppur vittoriosa, era costata tanto!

Ibra95