Le fate poetiche: Filippo

giovedì 29 marzo 2007

Filippo


Mi ricordo che all’età di tredici anni conobbi Filippo, un ragazzo alto molto magro con un solo difetto : la solitudine. A scuola non frequentava nessuno, stava sempre nel suo banchetto vuoto e, quando qualcuno di noi cercava di avvicinarsi a lui, ci scacciava come mosche. Il suo unico rapporto era quello con i professori, lui era molto bravo e se la cavava molto bene soprattutto con le interrogazioni.
Aveva problemi di dialogo anche con i genitori che erano due persone distinte molto cordiali e piacevoli. Una volta cercai di chiamarlo al telefono di casa ma rispose la madre e, quando gli chiesi se mi potesse passare Filippo, lui rifiutò di venire all’apparecchio. A ricreazione si buttava nell’ angoletto dell’aula con il libro di scienze e ripassava in continuazione.
Non aveva contatti con nessuno ma, soprattutto, non dialogava mai, eccetto con i professori.
Restava tutto il giorno in casa, precisamente davanti al computer e , quando seppi questa notizia, provai a chiedergli se aveva un indirizzo di posta elettronica. All’inizio non mi rispose ma verso la fine delle ore scolastiche mi scrisse un bigliettino con il suo indirizzo e-mail, per me era una conquista: Filippo per la prima volta in tre anni mi rivolse la parola.
Tornato a casa, gli scrissi subito una bella e-mail con dei saluti e dopo alcune ore mi rispose. Facevo passi da gigante con lui, dialogavamo tranquillamente ma solo per e-mail.
Il giorno dopo la nostra “chiacchierata” lo salutai all’entrata della scuola e come al solito non mi rispose, per tutta la giornata non mi rivolse la parola.
Lo stesso giorno appena arrivai a casa accesi il computer e gli chiesi perché non mi aveva salutato. Soltanto la sera mi rispose.
Mi disse che non si sentiva a suo agio e quindi non riusciva a parlare. Un giorno gli chiesi di uscire con lui, da soli.
Mi rispose di si, quel pomeriggio ci saremmo incontrati davanti al gelataio verso le quattro. Io ero sul posto puntuale, ma lui non c’era. Dopo alcune ore iniziai a preoccuparmi, quindi tornai a casa e lo chiamai.
Come al solito mi rispose la madre e mi disse che suo figlio era uscito ore fa per andare a prendersi un pezzo di pizza. Da quel giorno di Filippo non si ebbe più traccia.


_Gιαимα®cσ_

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