Le fate poetiche: Il teatro Argentina

venerdì 27 aprile 2007

Il teatro Argentina



Martedì 24 Aprile, siamo andati al teatro Argentina e, successivamente, al suo museo.
Il teatro Argentina è il più importante teatro del ‘700. Venne costruito infatti in quegli anni e fu successivo di quattro anni al Teatro Valle.
Il nome del teatro deriva da ragioni storiche ben precise: prima di esso, proprio nel luogo dove ora è situato, vi era la casa di Burcardo (monaco francese) con una alta torre sul lato. Quest’ultima era chiamata argentina in ricordo della città di provenienza di Burcardo, ricca di giacimenti di argento.
Ma, ad ostacolare la costruzione della casa, vi era un’altra famiglia, gli Sforza Cesarini, che ostacolavano la costruzione dell’edificio perché vicina ai loro territori. Alla fine si prese una decisione: il palazzo sarebbe stato costruito ma, alla morte di Burcardo, esso sarebbe passato agli Sforza Cesarini.
E così fu. Il palazzo passò in mano agli Sforza che, in un momento di crisi, lo fecero abbattere (in parte) per fare spazio al teatro.
Esso, in principio, esternamente non era abbellito e quindi sembrava un baraccone. Ma successivamente venne acquistato da Alessandro Torlonia che lo fece ristrutturare.
L’interno del teatro era tutto in legno, eccetto le mura perimetrali e le scale che erano in muratura.
La sala, per ragioni di visibilità e acustica, ebbe una forma a ferro di cavallo.
L’area della platea era in piano, occupata da quaranta file di banchi, con spalliere e divisione per i posti che seguivano la forma della sala. Era poco costosa e quindi riservata ai più poveri.
I palchi, disposti in sei ordini, erano centottantasei, trentuno per ordine. Essi erano la parte più costosa ed erano quindi riservati ai più ricchi. I palchi molto spesso venivano affittati o venduti.
Il loggione era la parte del teatro meno costosa e molto spesso occupata dagli appassionati dello spettacolo. Per questo gli attori, per sapere come andava lo spettacolo, guardano il loggione e, se quelli che sedevano lì applaudivano, voleva dire che lo spettacolo era andato bene.

Giordano C

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